Todum, Pernice, Todano: splendida cresta con anello da Miazzina
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Per questo lunedì mattina insolitamente libero, mi faccio tentare dalle montagne sopra Verbania di cui ho letto un gran bene su diverse relazioni. Le recentissime nevicate mi procurano qualche dubbio sull'esito finale , tuttavia vado speranzoso e scelgo un punto di partenza comodo e alto, la Cappella Fina, per contenere i tempi sempre molto ristretti.
All'alpe Pala, dopo un'ora e mezza di automobile, sono però troppo stufo di stare alla guida e, lusingato dalla buona possibilità di parcheggio, mi fermo e parto da lì.
Mi avvio sulla strada asfaltata verso la Cappella Fina e dopo qualche centinaio di metri, all'altezza di un incrocio, vedo sulla sinistra un sentiero indicato da una freccia bianca su un masso. Mi addentro e riesco a tagliare un bel pezzo di strada. Esco sulla stessa più in alto, verso il sacrario ai Caduti dove intercetto una nuova segnalazione che mi consente un nuovo taglio.
Alla cappella Fina, inequivocabili segnalazioni indicano la via verso l'alpe Cavallotti. Risalgo un bel pratone ed esco all'alpe. Tralascio uno sterrato a destra, mi porto più in alto e devio su un traverso sempre a destra che conduce in un punto dove un caratteristico cartello in legno indica ben sei direzioni. Prendo quella per il monte Todum e percorro un lungo traverso nel bosco che adduce finalmente alla colma di Cossogno, meravigliosamente affacciata sulla Val Grande.
Un segnale su panchina indica il Todum a sinistra. Sono ora in cresta e il panorama è già bellissimo: da una parte la citata Val Grande cinta a occidente dai Corni del Nibbio sino al Proman, alla Laurasca, e al Pedun, dall'altra il lago Maggiore con adagiate nelle sue acque le isole Borromee.
Con qualche saliscendi pervengo alla semplice vetta che è luogo di arrivo del chilometro verticale che sale da Cossogno e che mi sarebbe piaciuto percorrere se ne avessi avuto il tempo. Qui lo sguardo è attirato dal Mottarone con la cima imbiancata, da uno spicchio di lago d'Orta e più lontano, dalle Prealpi Biellesi.
A portata di mano, ci sono il Montarfano e il monte Faiè.
A ritroso per la via di salita, torno alla colma di Cossogno ed attacco la cresta verso il Pizzo Pernice. Questa è davvero spettacolare come si dice: camminandola si vede tutto, ma proprio tutto, non ultime le Grigne. mentre a nord si staglia la mole possente resa ancor più impressionante dalle recenti nevi del pizzo Marona e del monte Zeda.
Il profondo, selvaggio, verdissimo solco della Val Grande è sempre lì, quasi a chiamare al tuffo il nuotatore delle terre alte.
Sul Pizzo Pernice c'è un po' di vento, pertanto limito la sosta al tempo di un selfie, quindi mi abbasso sul versante opposto sino a raggiungere la lunga sella nei pressi dell'alpe Curgei.
Ricomincio a salire, aggiro un collinotto e raggiungo il luogo dove era posto il vecchio rifugio del Pian Cavallone. Al suo canto c'è una costruzione ben tenuta che funge da bivacco invernale mentre poco più in alto si vede una croce su un motto senza nome. Aggiro questo motto su un traverso un po' innevato e raggiungo la cappelletta del Pian Cavallone che resta più in alto di qualche decina di metri rispetto al nuovo rifugio, adagiato sul versane orientale della cresta.
Ancora un breve tratto di salita mi separa dall'ultima cima di giornata, il monte Todano, e questa si presenta omogeneamente innevata. In realtà si tratta di non più di dieci centimetri che tuttavia risultano particolarmente bagnati e scivolosi. Raggiungo comunque la vicina meta in una ventina di minuti, mi fermo solo per un estasiato sguardo al sempre più vicino Zeda e ridiscendo con la consueta "cautela" che contraddistingue le mie calate su neve.
Oltrepasso la cappelletta e rimango in cresta a raggiungere la croce sul motto senza nome. Mi abbasso al bivacco e veloce torno alla sella dell'Alpe Curgei dove abbandono la via di andata e piego a sinistra su un buon sentiero che percorre di traverso il fianco del Pizzo Cicogna. Prima nel bosco, poi fantasticamente esposto sul Verbano, il tratturo ritorna in qualche chilometro alla Cappella Fina.
Per la stessa via di salita, ritorno all'alpe Pala non prima di una doverosa visita al Sacrario.
Durante la discesa, uno sguardo al Mottarone mi riserva la sorpresa di una cima completamente libera dalla neve e ciò è avvenuto nel tempo della mia gita, a testimonianza di temperature oggi piuttosto elevate.
Il dislivello comprende i saliscendi in cresta. I tempi riassumono anche una mezzoretta di pause complessive.
Sviluppo: 13 km; SE: 21 Km.
All'alpe Pala, dopo un'ora e mezza di automobile, sono però troppo stufo di stare alla guida e, lusingato dalla buona possibilità di parcheggio, mi fermo e parto da lì.
Mi avvio sulla strada asfaltata verso la Cappella Fina e dopo qualche centinaio di metri, all'altezza di un incrocio, vedo sulla sinistra un sentiero indicato da una freccia bianca su un masso. Mi addentro e riesco a tagliare un bel pezzo di strada. Esco sulla stessa più in alto, verso il sacrario ai Caduti dove intercetto una nuova segnalazione che mi consente un nuovo taglio.
Alla cappella Fina, inequivocabili segnalazioni indicano la via verso l'alpe Cavallotti. Risalgo un bel pratone ed esco all'alpe. Tralascio uno sterrato a destra, mi porto più in alto e devio su un traverso sempre a destra che conduce in un punto dove un caratteristico cartello in legno indica ben sei direzioni. Prendo quella per il monte Todum e percorro un lungo traverso nel bosco che adduce finalmente alla colma di Cossogno, meravigliosamente affacciata sulla Val Grande.
Un segnale su panchina indica il Todum a sinistra. Sono ora in cresta e il panorama è già bellissimo: da una parte la citata Val Grande cinta a occidente dai Corni del Nibbio sino al Proman, alla Laurasca, e al Pedun, dall'altra il lago Maggiore con adagiate nelle sue acque le isole Borromee.
Con qualche saliscendi pervengo alla semplice vetta che è luogo di arrivo del chilometro verticale che sale da Cossogno e che mi sarebbe piaciuto percorrere se ne avessi avuto il tempo. Qui lo sguardo è attirato dal Mottarone con la cima imbiancata, da uno spicchio di lago d'Orta e più lontano, dalle Prealpi Biellesi.
A portata di mano, ci sono il Montarfano e il monte Faiè.
A ritroso per la via di salita, torno alla colma di Cossogno ed attacco la cresta verso il Pizzo Pernice. Questa è davvero spettacolare come si dice: camminandola si vede tutto, ma proprio tutto, non ultime le Grigne. mentre a nord si staglia la mole possente resa ancor più impressionante dalle recenti nevi del pizzo Marona e del monte Zeda.
Il profondo, selvaggio, verdissimo solco della Val Grande è sempre lì, quasi a chiamare al tuffo il nuotatore delle terre alte.
Sul Pizzo Pernice c'è un po' di vento, pertanto limito la sosta al tempo di un selfie, quindi mi abbasso sul versante opposto sino a raggiungere la lunga sella nei pressi dell'alpe Curgei.
Ricomincio a salire, aggiro un collinotto e raggiungo il luogo dove era posto il vecchio rifugio del Pian Cavallone. Al suo canto c'è una costruzione ben tenuta che funge da bivacco invernale mentre poco più in alto si vede una croce su un motto senza nome. Aggiro questo motto su un traverso un po' innevato e raggiungo la cappelletta del Pian Cavallone che resta più in alto di qualche decina di metri rispetto al nuovo rifugio, adagiato sul versane orientale della cresta.
Ancora un breve tratto di salita mi separa dall'ultima cima di giornata, il monte Todano, e questa si presenta omogeneamente innevata. In realtà si tratta di non più di dieci centimetri che tuttavia risultano particolarmente bagnati e scivolosi. Raggiungo comunque la vicina meta in una ventina di minuti, mi fermo solo per un estasiato sguardo al sempre più vicino Zeda e ridiscendo con la consueta "cautela" che contraddistingue le mie calate su neve.
Oltrepasso la cappelletta e rimango in cresta a raggiungere la croce sul motto senza nome. Mi abbasso al bivacco e veloce torno alla sella dell'Alpe Curgei dove abbandono la via di andata e piego a sinistra su un buon sentiero che percorre di traverso il fianco del Pizzo Cicogna. Prima nel bosco, poi fantasticamente esposto sul Verbano, il tratturo ritorna in qualche chilometro alla Cappella Fina.
Per la stessa via di salita, ritorno all'alpe Pala non prima di una doverosa visita al Sacrario.
Durante la discesa, uno sguardo al Mottarone mi riserva la sorpresa di una cima completamente libera dalla neve e ciò è avvenuto nel tempo della mia gita, a testimonianza di temperature oggi piuttosto elevate.
Il dislivello comprende i saliscendi in cresta. I tempi riassumono anche una mezzoretta di pause complessive.
Sviluppo: 13 km; SE: 21 Km.
Tourengänger:
rochi

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