Campo dei Fiori North Face: la (x'treme) versione di Rochi
|
||||||||||||||||||||
Nebbie autunnali e densissime si abbattono sulla strada da Brinzio a Castello Cabiaglio, punto di partenza previsto per la mia escursione.
Me ne frego e con procedere lento sulle curve a gomito avanzo indomito: questo è il mio martedì mattina libero e c'è un progetto a cui non voglio rinunciare, il versante nord del Campo dei Fiori, via almeno parzialmente inedita per me.
Lascio l'auto all'evidente parcheggio del paese, attraverso la strada e scorgo i cartelli segnavia del parco, pertanto deciso mi avvio su una comoda selciata ascendente con destinazione Fontana Rossa, un luogo nel cuore del versante settentrionale della montagna. Nonostante le pendenze si facciano via via marcate, il percorso resta facilissimo (T1) e super segnalato, in tal modo in quarantacinque minuti pervengo a destinazione.
La visibilità è nulla e l'umidità totale. Comincia a piovere quando mi determino ad inoltrarmi nel canalone che adduce alla sella Meriggetto. Questa via, della quale venni a conoscenza tempo fa dal bravo Gbal, l'ho già percorsa in passato proveniendo dalle Pizzelle e in condizioni completamente diverse.
Salgo diretto dietro il cartello della Fontana Rossa e mi sposto a destra dove alcuni sassi mi consentono una progressione discreta su terreno molto ripido e scivoloso. Qualche raro ometto mi conferma la bontà della scelta. Intanto la pioggia si fa copiosa, i sassi lasciano il posto al pendio fangoso ricoperto di infimo fogliame e la visibilità è limitata a pochi metri. Perdo ogni riferimento con le rade tracce di sentiero e, tentando di ricordare la precedente salita, mi pare di essermi spostato troppo a destra, pertanto con pericolosi traversini su cenge instabili provo a virare verso quello che sembrerebbe il centro del canale.
Invece di attenuarsi, la pendenza si accentua, credo ora di trovarmi sui quaranta\quarantacinque gradi, ogni volto che mi volto trasalisco al pensiero di una caduta.
A volte per restare in piedi, devo scavare buche nel fango che tuttavia cede, altre volte mi vedo costretto ad abbracciare gli alberi per avanzare di un metro. In una di queste occasioni, l'albero di turno (di discrete dimensioni) si sradica letteralmente alla mia presa, mi frana addosso e mi tira giù. Affondo ginocchia, gomiti e qualsiasi altra protuberanza nelle foglie e per miracolo mi arresto , mentre il tronco precipita a valle accompagnato da sassi di ogni dimensione. Trovo anche la forza di gridare qualche avvertimento a chi sta sotto ma, a ben pensarci, chi può star sotto oggi in questo posto dimenticato da Dio e forse neanche frequentato da cinghiali o streghe che pur mi pare di intravvedere nelle esalazioni di vapore, tra le fronde e intorno a me.
Intanto, con grande lentezza continuo a guadagnare quota, tuttavia dell'uscita ala larga sella, nemmeno l'ombra. Sopra di me, solo pendio, sempre inclinatissimo. Sradico un'altra pianta con conseguenze meno apocalittiche e mi rendo conto di essere in qualche modo su una via diversa da quella che ricordavo. Mi sposto ulteriormente a sinistra e, in concomitanza di una fascia rocciosa la costeggio con grande difficoltà per guadagnare metri sino a quando, come d'incanto, mi trovo fuori ma non sulla sella, bensì su una cresta boschiva.
Esulto per un attimo e pochi passi mi fanno riconoscere il luogo dove mi trovo. Sono sulla cresta (percorsa ora da buon sentiero) che porta alla punta di Mezzo, il pendio che ho risalito ne è il contrafforte settentrionale, una specie di parete nord de noaltri che mi fa giudicare questa via una vera direttissima da Castello Cabiaglio.
In pochi minuti di cammino sono in vetta, la parete con i suoi quasi trecento metri di dislivello mi ha tenuto impegnato per un'ora.
Vorrei mangiar qualcosa ma sono troppo sporco, quindi respiro intorno l'aria di felicità che questo luogo ogni volta mi dona. Da vedere, oggi, non c'è proprio nulla, solo grigi in ogni dove.
Però ha smesso di piovere e dalle nebbie emerge un giovanotto che mi guarda come si guarda un alieno. E' la prima volta che sale quassù e chiede qualche info. Quando gli dico che è sul punto più alto del Campo dei Fiori, noto un fulmine di gioia accendersi nel suo sguardo. Il mio, di sguardo, che è quello inquisitore da vecchio docente vecchia maniera, vorrebbe indagare sulle ragioni per cui un ragazzo in età scolare si trovi per monti e non per aule in una mattina di aprile. Tramo un interrogatorio ma poi mi viene in mente che salire una montagna in età adolescenziale, in un giorno di piogge e nebbie val bene una bigiata, anzi sarei quasi per un buon voto supplementare.
Lui va in cresta verso il Forte di Orino, io, per santificare questa mattina di grazia, decido per una discesa presa alla larga: scendo sul pratone ed inforco il sentiero Nord che corre di traverso sotto la punta Paradiso. Qualche residua neve non intralcia il mio procedere svelto e giungo sulla strada verso il piazzale della Batteria. La percorro e mi immetto sul sentiero per le Tre Croci, le raggiungo e scendo alla stazione della Funicolare. Scendo ancora sul notissimo sentiero E1 e pervengo alla Pizzelle. Qui potrei tornare alla Fontana Rossa su lungo e comodo traverso ma decido di abbassarmi a Brinzio (dalla cima a qui T2).
Arrivo al villaggio e sfruttando i segnavia sempre ottimi prendo il sentiero in direzione Castello Cabiaglio.
Attraverso così splendidi boschi su via molto larga (T1) che percorre incantevoli vallette solcate da corsi d'acqua nei quali vorrei gettarmi per liberarmi dal fango che indosso. La via si innalza a raggiungere un motto che non avevo preventivato poiché la strada asfaltata prosegue pressoché pianeggiante per quattro chilometri. In cima al motto godo di ulteriori 150 metri di dislivello e comincio finalmente a scendere verso l'abitato che raggiungo dopo quattro ore abbondanti di splendida ed intrigante avventura sulla montagna che amo di più.
La gradazione T4 si riferisce ovviamente alla North Face che nel titolo ho aggettivato estrema riferendomi alle mie percezioni e capacità e in considerazione delle condizioni meteo e del terreno particolarmente avverse. Poche pause, forse un quarto d'ora complessivo.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 25 km circa.
Me ne frego e con procedere lento sulle curve a gomito avanzo indomito: questo è il mio martedì mattina libero e c'è un progetto a cui non voglio rinunciare, il versante nord del Campo dei Fiori, via almeno parzialmente inedita per me.
Lascio l'auto all'evidente parcheggio del paese, attraverso la strada e scorgo i cartelli segnavia del parco, pertanto deciso mi avvio su una comoda selciata ascendente con destinazione Fontana Rossa, un luogo nel cuore del versante settentrionale della montagna. Nonostante le pendenze si facciano via via marcate, il percorso resta facilissimo (T1) e super segnalato, in tal modo in quarantacinque minuti pervengo a destinazione.
La visibilità è nulla e l'umidità totale. Comincia a piovere quando mi determino ad inoltrarmi nel canalone che adduce alla sella Meriggetto. Questa via, della quale venni a conoscenza tempo fa dal bravo Gbal, l'ho già percorsa in passato proveniendo dalle Pizzelle e in condizioni completamente diverse.
Salgo diretto dietro il cartello della Fontana Rossa e mi sposto a destra dove alcuni sassi mi consentono una progressione discreta su terreno molto ripido e scivoloso. Qualche raro ometto mi conferma la bontà della scelta. Intanto la pioggia si fa copiosa, i sassi lasciano il posto al pendio fangoso ricoperto di infimo fogliame e la visibilità è limitata a pochi metri. Perdo ogni riferimento con le rade tracce di sentiero e, tentando di ricordare la precedente salita, mi pare di essermi spostato troppo a destra, pertanto con pericolosi traversini su cenge instabili provo a virare verso quello che sembrerebbe il centro del canale.
Invece di attenuarsi, la pendenza si accentua, credo ora di trovarmi sui quaranta\quarantacinque gradi, ogni volto che mi volto trasalisco al pensiero di una caduta.
A volte per restare in piedi, devo scavare buche nel fango che tuttavia cede, altre volte mi vedo costretto ad abbracciare gli alberi per avanzare di un metro. In una di queste occasioni, l'albero di turno (di discrete dimensioni) si sradica letteralmente alla mia presa, mi frana addosso e mi tira giù. Affondo ginocchia, gomiti e qualsiasi altra protuberanza nelle foglie e per miracolo mi arresto , mentre il tronco precipita a valle accompagnato da sassi di ogni dimensione. Trovo anche la forza di gridare qualche avvertimento a chi sta sotto ma, a ben pensarci, chi può star sotto oggi in questo posto dimenticato da Dio e forse neanche frequentato da cinghiali o streghe che pur mi pare di intravvedere nelle esalazioni di vapore, tra le fronde e intorno a me.
Intanto, con grande lentezza continuo a guadagnare quota, tuttavia dell'uscita ala larga sella, nemmeno l'ombra. Sopra di me, solo pendio, sempre inclinatissimo. Sradico un'altra pianta con conseguenze meno apocalittiche e mi rendo conto di essere in qualche modo su una via diversa da quella che ricordavo. Mi sposto ulteriormente a sinistra e, in concomitanza di una fascia rocciosa la costeggio con grande difficoltà per guadagnare metri sino a quando, come d'incanto, mi trovo fuori ma non sulla sella, bensì su una cresta boschiva.
Esulto per un attimo e pochi passi mi fanno riconoscere il luogo dove mi trovo. Sono sulla cresta (percorsa ora da buon sentiero) che porta alla punta di Mezzo, il pendio che ho risalito ne è il contrafforte settentrionale, una specie di parete nord de noaltri che mi fa giudicare questa via una vera direttissima da Castello Cabiaglio.
In pochi minuti di cammino sono in vetta, la parete con i suoi quasi trecento metri di dislivello mi ha tenuto impegnato per un'ora.
Vorrei mangiar qualcosa ma sono troppo sporco, quindi respiro intorno l'aria di felicità che questo luogo ogni volta mi dona. Da vedere, oggi, non c'è proprio nulla, solo grigi in ogni dove.
Però ha smesso di piovere e dalle nebbie emerge un giovanotto che mi guarda come si guarda un alieno. E' la prima volta che sale quassù e chiede qualche info. Quando gli dico che è sul punto più alto del Campo dei Fiori, noto un fulmine di gioia accendersi nel suo sguardo. Il mio, di sguardo, che è quello inquisitore da vecchio docente vecchia maniera, vorrebbe indagare sulle ragioni per cui un ragazzo in età scolare si trovi per monti e non per aule in una mattina di aprile. Tramo un interrogatorio ma poi mi viene in mente che salire una montagna in età adolescenziale, in un giorno di piogge e nebbie val bene una bigiata, anzi sarei quasi per un buon voto supplementare.
Lui va in cresta verso il Forte di Orino, io, per santificare questa mattina di grazia, decido per una discesa presa alla larga: scendo sul pratone ed inforco il sentiero Nord che corre di traverso sotto la punta Paradiso. Qualche residua neve non intralcia il mio procedere svelto e giungo sulla strada verso il piazzale della Batteria. La percorro e mi immetto sul sentiero per le Tre Croci, le raggiungo e scendo alla stazione della Funicolare. Scendo ancora sul notissimo sentiero E1 e pervengo alla Pizzelle. Qui potrei tornare alla Fontana Rossa su lungo e comodo traverso ma decido di abbassarmi a Brinzio (dalla cima a qui T2).
Arrivo al villaggio e sfruttando i segnavia sempre ottimi prendo il sentiero in direzione Castello Cabiaglio.
Attraverso così splendidi boschi su via molto larga (T1) che percorre incantevoli vallette solcate da corsi d'acqua nei quali vorrei gettarmi per liberarmi dal fango che indosso. La via si innalza a raggiungere un motto che non avevo preventivato poiché la strada asfaltata prosegue pressoché pianeggiante per quattro chilometri. In cima al motto godo di ulteriori 150 metri di dislivello e comincio finalmente a scendere verso l'abitato che raggiungo dopo quattro ore abbondanti di splendida ed intrigante avventura sulla montagna che amo di più.
La gradazione T4 si riferisce ovviamente alla North Face che nel titolo ho aggettivato estrema riferendomi alle mie percezioni e capacità e in considerazione delle condizioni meteo e del terreno particolarmente avverse. Poche pause, forse un quarto d'ora complessivo.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 25 km circa.
Tourengänger:
rochi
Communities: Hikr in italiano, Montagne di Casa
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (10)