Quando la montagna ordina...
|
||||||||||||||||||
E chi se l'aspettava una nevicata del genere? Tutto l'inverno l'abbiamo aspettata e ora, a primavera metereologica iniziata è arrivata. Le previsioni, effettivamente, davano precipitazioni abbondanti ma nevose solo sopra i 600 metri. Inoltre la sera prima c'erano 6 °C e niente lasciava presagire questa evoluzione. Con mia sorpresa, anche se ci speravo, alla mattina mi sveglio mentre fuori imperversa una fitta nevicata ed il candido manto comincia a prendere consistenza.
Se la settimana scorsa la voce della montagna era un suadente richiamo ora è un ordine: "Vieni, ti aspetto!". Non sto lì a pensare il perché e il percome. Quando le forze della natura ti chiamano non devi farti cogliere impreparato. Chi sono io, piccolo uomo, per sfidare qualcosa di così enorme? Capirlo è fuori dalla mia portata e dei miei mezzi. So solo che devo andare.
Avviso il mondo delle mie intenzioni e, stranamente, nessuno si sorprende o mi sconsiglia. Cominciano a capire qualcosa di me.
Nella frenesia del partire non faccio a caso a piccole cose quali attrezzature e vestiario. La cosa mi si ritorcerà contro dopo, ma adesso non è il momento. Indosso un cappellaccio, un vecchio k-way, fuseaux da sci di fondo, niente ciaspole e, con l'anima in spalla, inizio il cammino.
La meta è, come la settimana scorsa il Monte San Martino, la mia montagna di casa, ma l'impegno sarà decisamente più importante, partendo dalla mia abitazione. Di tirare fuori l'auto dal garage non se ne parla. Opto per la via più breve e ripida. Attraverso le vie di paese su 10 cm di neve. Raggiunta la caratteristica chiesa di Sant'Anna imbocco la "brevissima", ripida mulattiera per Duno. Mi districo tra i rami piegati dalla neve e, superato un tornante stradale percorro l'ultimo tratto che mi porta a Duno. I centimetri di neve sono 20 e nevica sempre fitto. Salgo tra le viuzze del borgo e, in località Croce, prendo la ripida mulattiera che mi porta a Cantonaccio. I centimetri di neve sono 30 e nevica sempre fitto. Attraversati i prati dell'alpeggio prendo il sentiero che torna sulla strada alla fonte San Francesco. I centimetri di neve sono 40 e nevica sempre fitto. Devio sulla scorciatoia che ritorna sulla strada al bivio per Sant'Antonio per raggiungere il rifugio e la chiesa di San Martino in culmine. I centimetri di neve sono 50 e nevica sempre fitto. Raggiunta la prima meta decido di proseguire una seconda meta: il Monte Colonna. Su percorso diverso torno sulla strada e prendo la via militare per Sant'Antonio. Devio sul sentiero per il Colonna. I centimetri di neve sono 60 e nevica sempre fitto. Passo sotto i cavi ad alta tensione che emettono ronzii sinistri e proseguo sul sentiero che mi porta alla croce di vetta del Monte Colonna. I centimetri di neve sono 70 e nevica sempre fitto. Valuto la situazione. L'intenzione di proseguire nell'anello che scende ad Arcumeggia comporta il percorrere una via non battuta. Non ho le ciaspole, sono bagnato ed iniziano a dolermi i quadricipiti e i polpacci a causa dello sforzo non abituale per spostare la neve. In un attimo di lucidità decido per la soluzione meno improba: tornare sui miei passi sulla via battuta. Ricalco le mie impronte che, nel frattempo, sono state coperte in parte da nuova neve. Procedere è comunque faticoso specialmente nei tratti in piano. Non posso permettermi di fermarmi poiché sono inzuppato e una sosta mi raffredderebbe. Scendendo la neve sui rami si è fatta pesante e provoca spesso la rottura dei rami stessi per cui occorre un ulteriore attenzione. Sceso a Duno, dove la neve è 50 centimetri, opto per una via diversa. Vado verso il bosco di Bignes ma vedendo intralci sul percorso e per timore di caduta alberi esco dal bosco e prendo la strada. Stanco e con i muscoli delle gambe dolenti faccio ritorno a casa soddisfatto per il dovere compiuto e per le avversità superate in una dura lotta nella natura. La montagna sarà contenta di me. Una doccia calda mi aspetta.
Sorpresa! E' andata via la luce e non ho né riscaldamento e né acqua calda. Spogliandomi mi rendo conto che tutto quello che avevo indosso, intimo compreso è letteralmente inzuppato d'acqua. Sotto lo sforzo del cammino non me n'ero accorto. Sono ancora accaldato ed eccitato per l'impresa compiuta che mi sento immune da malanni per cui: doccia gelata! Non la faccio neanche in estate. Ci rimetto un po' a riprendermi dai brividi per il freddo. Ci penseranno le due ore di spalatura neve a riscaldarmi e ad indolenzirmi i pochi muscoli che avevano passato indenni gli effetti della camminata.
Tempi di percorrenza: 1h52' a S.Martino, 1h10' al Colonna, ritorno 2h12' totale 5h14'
Lunghezza del percorso: 13,9km
Meteo: fitta nevicata dall'inizio alla fine.
Note: le foto non sono tutte quelle che avrei voluto scattare perché la macchina si bagnava subito. Dovevo farle al volo o al riparo di qualche fitto abete.
Se la settimana scorsa la voce della montagna era un suadente richiamo ora è un ordine: "Vieni, ti aspetto!". Non sto lì a pensare il perché e il percome. Quando le forze della natura ti chiamano non devi farti cogliere impreparato. Chi sono io, piccolo uomo, per sfidare qualcosa di così enorme? Capirlo è fuori dalla mia portata e dei miei mezzi. So solo che devo andare.
Avviso il mondo delle mie intenzioni e, stranamente, nessuno si sorprende o mi sconsiglia. Cominciano a capire qualcosa di me.
Nella frenesia del partire non faccio a caso a piccole cose quali attrezzature e vestiario. La cosa mi si ritorcerà contro dopo, ma adesso non è il momento. Indosso un cappellaccio, un vecchio k-way, fuseaux da sci di fondo, niente ciaspole e, con l'anima in spalla, inizio il cammino.
La meta è, come la settimana scorsa il Monte San Martino, la mia montagna di casa, ma l'impegno sarà decisamente più importante, partendo dalla mia abitazione. Di tirare fuori l'auto dal garage non se ne parla. Opto per la via più breve e ripida. Attraverso le vie di paese su 10 cm di neve. Raggiunta la caratteristica chiesa di Sant'Anna imbocco la "brevissima", ripida mulattiera per Duno. Mi districo tra i rami piegati dalla neve e, superato un tornante stradale percorro l'ultimo tratto che mi porta a Duno. I centimetri di neve sono 20 e nevica sempre fitto. Salgo tra le viuzze del borgo e, in località Croce, prendo la ripida mulattiera che mi porta a Cantonaccio. I centimetri di neve sono 30 e nevica sempre fitto. Attraversati i prati dell'alpeggio prendo il sentiero che torna sulla strada alla fonte San Francesco. I centimetri di neve sono 40 e nevica sempre fitto. Devio sulla scorciatoia che ritorna sulla strada al bivio per Sant'Antonio per raggiungere il rifugio e la chiesa di San Martino in culmine. I centimetri di neve sono 50 e nevica sempre fitto. Raggiunta la prima meta decido di proseguire una seconda meta: il Monte Colonna. Su percorso diverso torno sulla strada e prendo la via militare per Sant'Antonio. Devio sul sentiero per il Colonna. I centimetri di neve sono 60 e nevica sempre fitto. Passo sotto i cavi ad alta tensione che emettono ronzii sinistri e proseguo sul sentiero che mi porta alla croce di vetta del Monte Colonna. I centimetri di neve sono 70 e nevica sempre fitto. Valuto la situazione. L'intenzione di proseguire nell'anello che scende ad Arcumeggia comporta il percorrere una via non battuta. Non ho le ciaspole, sono bagnato ed iniziano a dolermi i quadricipiti e i polpacci a causa dello sforzo non abituale per spostare la neve. In un attimo di lucidità decido per la soluzione meno improba: tornare sui miei passi sulla via battuta. Ricalco le mie impronte che, nel frattempo, sono state coperte in parte da nuova neve. Procedere è comunque faticoso specialmente nei tratti in piano. Non posso permettermi di fermarmi poiché sono inzuppato e una sosta mi raffredderebbe. Scendendo la neve sui rami si è fatta pesante e provoca spesso la rottura dei rami stessi per cui occorre un ulteriore attenzione. Sceso a Duno, dove la neve è 50 centimetri, opto per una via diversa. Vado verso il bosco di Bignes ma vedendo intralci sul percorso e per timore di caduta alberi esco dal bosco e prendo la strada. Stanco e con i muscoli delle gambe dolenti faccio ritorno a casa soddisfatto per il dovere compiuto e per le avversità superate in una dura lotta nella natura. La montagna sarà contenta di me. Una doccia calda mi aspetta.
Sorpresa! E' andata via la luce e non ho né riscaldamento e né acqua calda. Spogliandomi mi rendo conto che tutto quello che avevo indosso, intimo compreso è letteralmente inzuppato d'acqua. Sotto lo sforzo del cammino non me n'ero accorto. Sono ancora accaldato ed eccitato per l'impresa compiuta che mi sento immune da malanni per cui: doccia gelata! Non la faccio neanche in estate. Ci rimetto un po' a riprendermi dai brividi per il freddo. Ci penseranno le due ore di spalatura neve a riscaldarmi e ad indolenzirmi i pochi muscoli che avevano passato indenni gli effetti della camminata.
Tempi di percorrenza: 1h52' a S.Martino, 1h10' al Colonna, ritorno 2h12' totale 5h14'
Lunghezza del percorso: 13,9km
Meteo: fitta nevicata dall'inizio alla fine.
Note: le foto non sono tutte quelle che avrei voluto scattare perché la macchina si bagnava subito. Dovevo farle al volo o al riparo di qualche fitto abete.
Tourengänger:
morgan
Communities: Hikr in italiano, Montagne di Casa
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (10)