Rifugio Grassi per il sentiero 40 della Val Biandino
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Mi viene in mente il rifugio Grassi già visitato in veste estiva in occasione della salita al Pizzo dei Tre Signori del 5 agosto scorso. Qui è possibile ciaspolare e vedere cose belle in buona sicurezza e senza difficoltà. La contropartita è una lunga cavalcata che somma sviluppo e dislivello.
Coinvolgo l'amico Alessio e con lui condividerò oggi la nostra prima ( e spero non ultima) gita insieme.
Lasciata l'auto all'inizio di va Alle Ville, risaliamo la strada asfaltata vietata al traffico (almeno così immaginavo prima di vedere ogni anfratto del bosco utilizzato come parcheggio), senza farci tentare da diversi inneschi di sentieri che ricordo non essere delle vere e proprie scorciatoie, bensì delle alternative.
Sino ad una fonte, la carrareccia è sgombra da neve, poco più in là la copertura si fa omogenea con uno spessore di alcuni centimetri che, salendo, aumenteranno sino ai venti \trenta della Bocca di Biandino.
Potremmo indossare le ciaspole invece di spallarle ma questa mattina siamo un po' pigri e procediamo comunque agevolmente su neve.
Il percorso potrebbe dirsi monotono, ma guardando ora verso l'alto, ora il ruscello che solca la valle, ora i versanti più o meno boschivi, la serie di istantanee che ci vengono concesse sono un buon deterrente alla noia imposta dalla percorrenza di questi sette chilometri.
Approfittiamo di una pausa al rifugio Tavecchia e calziamo le racchette, attraversiamo il ponticello e un successivo pianoro, quindi risaliamo su splendida traccia il ripido bosco. Dopo una serie di dolci tornanti, usciamo al rifugio Pio X e da qui, in ambiente aperto e abbondantemente innevato, risaliamo la dorsale che alternando ripidi muri a tratti in falso piano ci conduce alla bochetta del Camisolo.
C'è vento e pertanto scendiamo qualche metro al vicino Rifugio Grassi, escludendo una mezza idea iniziale di risalire il cupolone del Zuc di Valbona che necessiterebbe i ramponi (almeno in discesa) e noi non li abbiamo.
Sulla terrazza dell'affollatissimo rifugio consumiamo un rapido snack sotto gli occhi famelici di ogni specie canina e ci godiamo l'ottimo panorama sulle vicine orobie dove ha un ruolo di indiscusso protagonista il Pizzo dei Tre Signori.
Risaliamo dunque alla bocchetta e poi cominciamo la facile discesa per la medesima via dell'andata, concedendoci una disgressione su sentiero che attacchiamo poco dopo la Fonte a sinistra e che ci consente di tagliare un paio di tornanti alla strada che infine ci condurrà all'auto in attesa da più di otto ore.
Gita molto bella e in ottima compagnia che tuttavia mi sentirei di sconsigliare alla domenica per gli amanti della solitudine.
Sviluppo: 20 km circa; SE: 34 km circa. Tempi comprensivi di circa un'ora di pausa.
Coinvolgo l'amico Alessio e con lui condividerò oggi la nostra prima ( e spero non ultima) gita insieme.
Lasciata l'auto all'inizio di va Alle Ville, risaliamo la strada asfaltata vietata al traffico (almeno così immaginavo prima di vedere ogni anfratto del bosco utilizzato come parcheggio), senza farci tentare da diversi inneschi di sentieri che ricordo non essere delle vere e proprie scorciatoie, bensì delle alternative.
Sino ad una fonte, la carrareccia è sgombra da neve, poco più in là la copertura si fa omogenea con uno spessore di alcuni centimetri che, salendo, aumenteranno sino ai venti \trenta della Bocca di Biandino.
Potremmo indossare le ciaspole invece di spallarle ma questa mattina siamo un po' pigri e procediamo comunque agevolmente su neve.
Il percorso potrebbe dirsi monotono, ma guardando ora verso l'alto, ora il ruscello che solca la valle, ora i versanti più o meno boschivi, la serie di istantanee che ci vengono concesse sono un buon deterrente alla noia imposta dalla percorrenza di questi sette chilometri.
Approfittiamo di una pausa al rifugio Tavecchia e calziamo le racchette, attraversiamo il ponticello e un successivo pianoro, quindi risaliamo su splendida traccia il ripido bosco. Dopo una serie di dolci tornanti, usciamo al rifugio Pio X e da qui, in ambiente aperto e abbondantemente innevato, risaliamo la dorsale che alternando ripidi muri a tratti in falso piano ci conduce alla bochetta del Camisolo.
C'è vento e pertanto scendiamo qualche metro al vicino Rifugio Grassi, escludendo una mezza idea iniziale di risalire il cupolone del Zuc di Valbona che necessiterebbe i ramponi (almeno in discesa) e noi non li abbiamo.
Sulla terrazza dell'affollatissimo rifugio consumiamo un rapido snack sotto gli occhi famelici di ogni specie canina e ci godiamo l'ottimo panorama sulle vicine orobie dove ha un ruolo di indiscusso protagonista il Pizzo dei Tre Signori.
Risaliamo dunque alla bocchetta e poi cominciamo la facile discesa per la medesima via dell'andata, concedendoci una disgressione su sentiero che attacchiamo poco dopo la Fonte a sinistra e che ci consente di tagliare un paio di tornanti alla strada che infine ci condurrà all'auto in attesa da più di otto ore.
Gita molto bella e in ottima compagnia che tuttavia mi sentirei di sconsigliare alla domenica per gli amanti della solitudine.
Sviluppo: 20 km circa; SE: 34 km circa. Tempi comprensivi di circa un'ora di pausa.
Tourengänger:
rochi

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