Quasi Monte Cancervo (1835 m) da Ponte del Becco (Taleggio)
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L'idea sarà presto abbandonata a quota 1500 circa.
Visto da Martina
Percorriamo la SP25 passando attraverso l'orrido fatto di alte pareti rocciose umide ed erbose e percorso dal un torrente. Troviamo facilmente il tornante al ponte, sulla SP25 prima di Sottochiesa (frazione di Taleggio) venendo da San Giovanni Bianco. Lasciamo qui la macchina e seguiamo le indicazioni per il sentiero 130 diretto che sale ripido fino ad incontrare una jeppabile che attraversiamo per continuare su questo sentiero erboso ed umido. Entriamo nel bosco ed il suolo si fa molto autunnale, tutto ricoperto da fogliame. I segnavia in vernice bianca e rossa sono ben visibili, ma non necessari, infatti i tornanti che salgono fino ad una bocchetta sono inconfondibili. Passiamo a lato di una cimetta sovrastata da una croce, Simone oggi si sente coraggioso e la raggiunge! A quota circa 1000 m, il sentiero si fa più pianeggiante fino a che troviamo un segnavia che ci suggerisce si continuare a sinistra verso il Monte Cancervo e Monte Venturosa, se continuassimo a destra andremmo in direzione Pianca. La stima di Monte Cancervo è di 1.30 h.
Saliamo lungo pendii erbosi che a quota circa 1200 m si macchiano di bianco. Giunti alla sommità di un avvallamento indossiamo le ghette e, notanto un segnavia su un masso, proseguiamo a destra (nessuna traccia di alcun camminante sulla neve). La giornata è calda ma la neve per ora ancora resiste al nostro peso. Il panorama che si apre sulla Val Brembana e sui Monti Lecchesi merita.
I centimetri di neve aumentano di metro in metro e basta poco che perdiamo le pennellate rosse e bianche. Arriviamo ad un rudere in pietra molto carino (se non fosse per i pochi resti di tetto rimasti potrei anche considerarlo un bivacco) circondato da piccole guglie e con annessa una probabile pozza estiva, ora ricoperta di neve. Qui non sappiamo più dove andare, per circa mezz'ora proviamo a risalire di qui e di la, a circondare dei massi, ma nulla da fare, nessuna traccia e nessun segnavia, anche sulla cartina Kompass non troviamo alcun riferimento. Decidiamo così di tornare all'ultimo segnavia visto, pochi metri addietro.
Risaliamo la lieve pendenza e seguendo i pochi riferimenti oltrepassiamo quello che pare essere un torrente d'estate. Saliamo mirando un grosso pino con fatica, sprofondando fino ad altezza fianchi nella neve e prestando attenzione a non ritrovarsi con i piedi e le gambe fra i grossi massi nascosti. Da qui, 1666 m, osserviamo chiaramente il Monte Venturosa e la sua croce di cima, e notiamo con dispiacere che al Monte Cancervo manca ancora parecchio (200 m D+ circa). La velocità di percorrenza, estremamente lenta dovuta alla quantità di neve (non prevista), ci porta alla decisione di sostare al sole per un veloce e leggero pranzo e rimettersi in marcia facendo dietro-front.
Scendiamo rapidamente lungo il sentiero di salita fino ad incrociare il bivio del sentiero 130 che saliva ampliando il giro di qualche centinaia di metri. Questo passa vicino al torrente, attraversa un campo ed un casale e giunge al punto di partenza.
Visto da Simone
Nulla da aggiungere alla precisissima relazione di Martina. I luoghi sono molto interessanti, un territorio nuovo dove inizialmente c'è stato del disorientamento. In realtà essendo vicino ai giganti della Valsassina tutto riprende una certa logica. Bellissime le Gole del Torrente Enna (o orridi della Val Taleggio) attraversate in auto per accedere a Taleggio da San Giovanni Bianco. Interessante (non conoscevo) il fatto che ci sia una strada carrozzabile che raggiunga la Valsassina! L'unico dispiacere è l'aver sottovalutato l'organizzazione del giro. Si poteva riflettere meglio riguardo alla presenza neve (speravamo cmq in una traccia più frequentata e invece ZERO) oppure variare l'attrezzatura (scarponi e pantaloni impermeabili). Comunque va bene, è stato un bellissimo giro ricreativo con un po' di corsa nel suo finale, ben allenante vista la neve. Resto solo ulteriormente fermo sulle due mie convinzioni:
-Le Kompass fanno schifo!! (Bruno insegna!)
-Le valli bergamasche per noi varesini sono davvero scomode (Bruno insegna! pt 2)
Al ritorno siamo saliti con l'auto quasi al Pizzino (dopo Sottochiesa) e con un breve pezzo a piedi siamo saliti su questo punto panoramico contornato da espostissime abitazioni! Molto bello! Nella discesa un anziano signore ci ha raccontato, con un po' di tristezza, della desolazione della valle: ormai poca gente vi sale, anche d'estate, pochissimi villeggianti, quasi nulli i residenti. A memoria sua, rispetto a qualche decade fa, queste vallette stanno antropicamente morendo (e nel suo grosso male ci vedo anche il lato positivo del ritorno al natural selvaggio).
per il resto, avanti alle prossime uscite!
Tempi di cammino effettivo totale: 3 h
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