Monte Stino... ma prima faccio il Camel Trophy!
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Cavolo, ogni volta che vado in “missione per conto di Satana” ne combino sempre una, e anche stavolta come da tradizione ormai affermata, non mi sono certo tirato indietro nel combinar pirlate… d’altronde non avendo cavie al seguito si poteva ben rischiare un pò, no?
Nei giorni precedenti sull’arco alpino e prealpino la neve ha fatto finalmente la sua comparsa, e come sono uso fare in questa situazione, cerco di rimanere su quote non elevate nella speranza che il manto bianco non raggiunga uno spessore tale da farti passare la voglia di camminare.
E allora che fare? Un paio d’idee mi frullano per la testa… una è quella di salire al Dosso Sassello, l’altra è quella di ritornare sul M. Stino percorrendo la comoda mulattiera costruita nel periodo della Grande Guerra. E vada per lo Stino, il Sassello lo farò il prossimo week end con patripoli & Co.!
Il sentiero parte da Mandoal in uno slargo dove c’è una bella area pic-nic, e come da evidente indicazione (M. Stino-h2,20) prendo la larga mulattiera ( N°454) che in un tranquillo falsopiano mi conduce dopo circa 40 minuti in località Le Pozze (Palina direzionale).
Da qua, piego verso est e mi immetto sullo stretto sentiero (N°456) che con lunghi tornanti mi porta a guadagnare metri con una certa facilità, poi al bivio per la Malga Piombino (palina), mi viene la brillante idea d’ allungare l’escursione e viro senza alcun dubbio verso il sentiero N°478. La traccia è coperta da un discreto spessore di neve e non c’è ancora passato nessuno, ma la curiosità di affrontare questo nuovo tragitto è tanta e così parto senza pensarci troppo! Male…
Dapprima il sentiero tende a salire in moderata pendenza, poi, in comoda discesa si perde quota sino ad arrivare ai ruderi della Malga Piombino; sino a qua buona segnaletica.
Scatto due foto e faccio il waypoint , mi guardo attorno cercando di riordinare le idee e… vaffanculo!!!
Senza aver notato la bollatura che porta verso Bocca Cocca, mi faccio ingannare da una freccia posta su un albero che mi fa proseguire in falsopiano su qualcosa che assomiglia a una traccia di sentiero, inforco i ramponi per non scivolare nei ripidi pendii boscosi, e tra arbusti d’ogni genere e alberi caduti che intralciano il mio percorso vado ad infinocchiarmi in un vuoto pneumatico.
Mi fermo e senza perdere la calma faccio brainstorming, penso che la falsa bollatura sia stata messa per far perdere il povero Stevie Wonder, ma nonostante tutto riesco a vedere qualche cima che spunta dal fitto bosco, a questo punto la lampadina con scritto" pericolo" si accende nel mio cervello… no, questa non è la giusta direzione, riconosco la montagna soprastante, sono fuori zona. Ritorno sui miei passi e mi spingo con fatica sino alla Malga Piombino. Cazzo, ma dov’è la bollatura per la Bocca Cocca? Mah…
Pur senza aver mai fatto sto giro capisco grosso modo dove sono posizionato, valuto se è il caso di battere la ritirata, ma il mio spirito ancora non domo mi dice di provare a fare la seconda puttanata… e ragazzi, ci riesco!
Dalla Malga decido di salire verso est seguendo il ripido pendio boscoso totalmente innevato, e dopo 15 minuti di ravano brutale, ecco magicamente comparire sugli alberi la “mitica” bollatura bianco-rossa. Che culo! Ora senza alcun timore punto deciso per Bocca Cocca.
Questo è un posto che conosco, ci son passato la primavera scorsa, ma allora andai da tutt’altra parte. Sono 3 h abbondanti che cammino, è l’ora di un buon tè caldo (+ consulto cartina).
Non essendoci nessuna indicazione per il M. Stino, mi affido ancora una volta al mio senso di orientamento e alla mia coglioneria, metto insieme i pezzi del mio cervello ridotto ormai in “pappa”e riparto… una traccia sale verso Sud e mi porta nei pressi di un capanno, lo oltrepasso, e su un muro a secco vedo un cartello: 478 Variante. Boia, ci sono!!! Sulla cartina è indicato un sentiero, ma senza numerazione… lo sento, è il mio.
Sempre calpestando i miei 20/25 cm di neve, proseguo ormai con spirito garibaldino sul mio stretto sentiero convinto che il più sia fatto, ma poco dopo…puff…addio indicazioni e traccia. Merda!
Ancora una volta non mi faccio abbattere e proseguendo ad minchiam, risalgo la colma tra il fitto bosco, ed una volta guadagnata con fatica la parte più elevata mi si apre il mondo e tutta la carogna che avevo in corpo sparisce in un attimo. Da qua posso navigare a vista e questo aiuta sicuramente l’orientamento.
Qua sono alla Cima delle Frate, una impercettibile colma con una bella visuale che si estende quasi a 360°. Ammiro quanto basta e poi via verso il M. Stino , è lì posto a quattro passi e non vedo l’ora di raggiungerlo per pranzare. E’ fatta ragazzi!
Sullo Stino ci rimango giusto il tempo per il pranzo, la giornata sarà pure bella ma il tempo scorre che è un piacere, punto velocemente al vicino rifugio e poi con altrettanto piglio sportivo mi dirigo al Punto Panoramico già visitato l’anno scorso. Dal rifugio alla Punta ci sono giusto 5/10 minuti di cammino.
Quando dico punto panoramico non ho dubbi d’esser smentito, la visuale che si gode da questo sperone roccioso abbraccia il sottostante Lago d’Idro e parte della Val Rendena, ma più in generale la vista spazia circa a 360°. Un comodo posto dove trovare il relax desiderato.
Dopo il lungo peregrinare di stamattina per arrivare al M. Stino, ora la giornata sta volgendo velocemente al termine e non posso dilungarmi troppo in questo bel posto, ricompongo i componenti in stile Goldrake e mi lancio sul sentiero N°456 che scende verso Mandoal e che passa prima da Le Pozze, ma … altro giro e altro regalo ragazzi!
Dopo 15 minuti di cammino dal Punto Panoramico, intercetto sulla sinistra il sentiero N° 478 che su stretta mulattiera a volte leggermente esposta scorre parallelamente al più comodo sentiero sottostante, e tra uno scivolamento e l’altro, senza conseguenze, arrivo in prossimità del bivio ( N°477) che porta a Capovalle, piego deciso verso destra seguendo la piccola indicazione per Mandoal e d’ora in avanti il passo si fa sicuro e meno problematico per quanto riguarda l’orientamento. Ad ogni deviazione si segue il percorso a destra e si giunge al parcheggio con facilità. Anche stavolta mi sono tolto dal letamaio dove mi ero infilato…
Nota 1): Bel giro ad anello da affrontare secondo me senza la neve che impedisce di vedere in parte la bollatura; i luoghi sono veramente interessanti ed in parte poco battuti. Le difficoltà si possono riassumere così: il giro che ho fatto io compreso gli errori è ovvio un T4, altrimenti il tutto si potrebbe considerare un T2+ causa neve che rende un po’ pericoloso il passaggio nelle zone dove l’esposizione è un po’ più evidente. Nel periodo estivo diciamo che è un impegnativo T2.
Nota 2): Eric e l’ermetismo…
VERTICALITA’
Montagne, amore, solo noi due,
pareti di roccia,
facciamo acrobazie?
Cicciolina si dichiara illibata…
A la prochaine! Menek und Olmo.

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