Val Veddasca inedita.
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Primo giorno di ferie tra Natale ed Epifania...
Era da un po' che mi frullava per la testa di salire su qualche cima della cresta Lema-Tamaro dai meandri della selvaggia Val Veddasca, ingoiata da boschi fittissimi e frequentata da molti animali selvatici. Dopo aver consultato più cartine e qualche pubblicazione mi convinco che qualcosa si può provare, in quanto le zone che intendo esplorare recano segni arcaici e perduti nel tempo, dall'alpeggio sperduto ai massi coppellati...
Parto dalla Valganna neanche prestissimo contando sul fatto che a Luino un pullman mi porterà a Curiglia... così almeno dicono gli orari consultabili anche in rete. E' una corsa speciale, solo del mercoledì (oggi appunto), per via del mercato luinese, che storicamente attira molti turisti e aziende agricole locali. All'ora convenuta ecco il bus, ma l'autista mi dice che il tratto per Curiglia è stato soppresso da inizio mese per decisione della "progressista" amministrazione della Provincia di Varese (che in un anno ha inoltre già attuato un doppio aumento delle tariffe). Quindi mi è possibile arrivare solo ad Agra, non ho altra scelta... La giornata si complica prima ancora d'iniziare, ma dopo una lunga cavalcata in un'oretta giungo a Curiglia per sentiero e un pochino d'asfalto, in ritardo di un'ora sull'orario prestabilito. Ora segue l'altra parte "noiosa", benchè in parte piacevole e panoramica, cioè la lunga forestale Curiglia-Monteviasco, che in un'altra ora abbondante e 400 metri scarsi di dislivello guadagnati, mi conduce alle rovine dell'Alpe Cortetti. Il bello inizia adesso perchè devo capire dove parte la traccia, e a guardare la cartina sembra quella giusta, la quale convergendo a NE dovrebbe portarmi alle rovine dell'Alpe Piancarossa, nei pressi del confine, e sotto il Monte Magno, mia meta finale. Tuttavia l'evidente sentierino sembra rivolgersi più a sud: me ne rendo conto, ma decido di seguirlo comunque visto che mi sembra l'unico itinerario possibile in questo ambiente selvaggio e di difficile interpretazione. Solco un torrente, faccio qualche zig-zag tra prati e bosco, finche la traccia punta in evidente salita una pineta, al culmine della quale trovo delle rovine, che tuttavia non possono certo essere quelle cui puntavo perchè ancora troppo in basso: si tratta probabilmente dell'Alpe Rattaiola. Proseguo in pineta, ora sì a NE, ma ormai devo essermi spostato troppo da quello che doveva esser l'itinerario voluto, poi entro in faggeta, che si mostra subito poco chiara e senza riferimenti oltrechè ripida: traverso su alcuni stretti "trottatoi" di animali, facendo attenzione per l'evidente franosità del terreno, poi inizio a salire giungendo fortunosamente a quello che sembra un chiaro pendio che punta in alto. All'inizio il fogliame rende tutto difficile, poi quando si scorgono addirittura tracce di sentiero e il terreno inizia a farsi più compatto e roccioso, benchè sempre molto ripido (utili molto spesso le mani), diventa tutto più semplice e gradualmente intravedo l'uscita dal bosco. Quando son fuori scorgo alla mia sinistra il Sass Gallina e il Monte Polà, ma ho la netta sensazione che siano troppo lontani, e con essi anche il Monte Magno (invisibile). Ma la traccia prosegue verso monte, ove con grosso sollievo noto una bella ganna che potrebbe evitarmi il ravano tra ontani e rododendri: la punto, intuendo anche dove posso trovarmi in quanto facendo più volta la Lema-Tamaro avevo già notato diverse ganne sul lato veddaschese. Una volta raggiunta è una vera manna risalirla... peccato che vada a morire contro le rocce, che tuttavia offrono bei passaggi, a tratti esposti, finchè decido di risalire un canalino d'erba, terriccio e rocce malferme che è senz'altro il momento più impegnativo e delicato della salita. Con cautela lo risalgo ritrovando un'altra gannetta e sbucando subito dopo sul sentiero Lema-Tamaro proprio a metà tra Zottone e Monte Magino... fondamentalmente l'avventura si conclude qui.
Vorrei andare comunque sul Monte Magno ampiamente "mancato", ma la ragione (e l'orologio) mi dice che è meglio puntare a sud verso il Poncione di Breno, presto raggiunto, dove consumo il pasto. Una "volata" verso il Lema, sul quale decido di salire, quindi giù verso Astano sul lato svizzero, dal quale posso raggiungere in una quarantina di minuti Dumenza e il mio ipotetico pullman per Luino.
Già, "ipotetico", perchè anche la corsa che avevo preventivato di utilizzare ha la sua "magagna", sempre relativamente alla soppressione del tratto per Curiglia. E' stata cioè anticipata di 35 minuti - come dice un cartello plastificato appeso alla palina della fermata, sempre grazie alla nostra "illuminata" amministrazione provinciale - e l'ho dunque persa per si e no una decina di minuti. Così, alle 7 ore e un quarto occorse per tutto il giro si è aggiunta un'altra "piacevolissima" oretta d'asfalto fino a Luino (alla luce della frontale), dove per il rotto della cuffia ho potuto prendere il bus per Ghirla.
A parte la mia "dedica" a questa scandalosa amministrazione provinciale che cancella senza senso ne pietà i mezzi pubblici, colgo il positivo di una splendida giornata in montagna, forse non riuscita come l'avevo preventivata, ma comunque soddisfacente e selvaggia come piace a me. Ci si potrà comunque riprovare... ;)
Buon Anno a Tutti.
NB. Agra-Curiglia-Viasco-Rifugio Forestale T1 - Rifugio Forestale-Alpe Cortetti T2 - Alpe Cortetti-Cresta Lema-Tamaro sud T4/T5 - Cresta Lema-Tamaro sud-Astano-Dumenza T2
Era da un po' che mi frullava per la testa di salire su qualche cima della cresta Lema-Tamaro dai meandri della selvaggia Val Veddasca, ingoiata da boschi fittissimi e frequentata da molti animali selvatici. Dopo aver consultato più cartine e qualche pubblicazione mi convinco che qualcosa si può provare, in quanto le zone che intendo esplorare recano segni arcaici e perduti nel tempo, dall'alpeggio sperduto ai massi coppellati...
Parto dalla Valganna neanche prestissimo contando sul fatto che a Luino un pullman mi porterà a Curiglia... così almeno dicono gli orari consultabili anche in rete. E' una corsa speciale, solo del mercoledì (oggi appunto), per via del mercato luinese, che storicamente attira molti turisti e aziende agricole locali. All'ora convenuta ecco il bus, ma l'autista mi dice che il tratto per Curiglia è stato soppresso da inizio mese per decisione della "progressista" amministrazione della Provincia di Varese (che in un anno ha inoltre già attuato un doppio aumento delle tariffe). Quindi mi è possibile arrivare solo ad Agra, non ho altra scelta... La giornata si complica prima ancora d'iniziare, ma dopo una lunga cavalcata in un'oretta giungo a Curiglia per sentiero e un pochino d'asfalto, in ritardo di un'ora sull'orario prestabilito. Ora segue l'altra parte "noiosa", benchè in parte piacevole e panoramica, cioè la lunga forestale Curiglia-Monteviasco, che in un'altra ora abbondante e 400 metri scarsi di dislivello guadagnati, mi conduce alle rovine dell'Alpe Cortetti. Il bello inizia adesso perchè devo capire dove parte la traccia, e a guardare la cartina sembra quella giusta, la quale convergendo a NE dovrebbe portarmi alle rovine dell'Alpe Piancarossa, nei pressi del confine, e sotto il Monte Magno, mia meta finale. Tuttavia l'evidente sentierino sembra rivolgersi più a sud: me ne rendo conto, ma decido di seguirlo comunque visto che mi sembra l'unico itinerario possibile in questo ambiente selvaggio e di difficile interpretazione. Solco un torrente, faccio qualche zig-zag tra prati e bosco, finche la traccia punta in evidente salita una pineta, al culmine della quale trovo delle rovine, che tuttavia non possono certo essere quelle cui puntavo perchè ancora troppo in basso: si tratta probabilmente dell'Alpe Rattaiola. Proseguo in pineta, ora sì a NE, ma ormai devo essermi spostato troppo da quello che doveva esser l'itinerario voluto, poi entro in faggeta, che si mostra subito poco chiara e senza riferimenti oltrechè ripida: traverso su alcuni stretti "trottatoi" di animali, facendo attenzione per l'evidente franosità del terreno, poi inizio a salire giungendo fortunosamente a quello che sembra un chiaro pendio che punta in alto. All'inizio il fogliame rende tutto difficile, poi quando si scorgono addirittura tracce di sentiero e il terreno inizia a farsi più compatto e roccioso, benchè sempre molto ripido (utili molto spesso le mani), diventa tutto più semplice e gradualmente intravedo l'uscita dal bosco. Quando son fuori scorgo alla mia sinistra il Sass Gallina e il Monte Polà, ma ho la netta sensazione che siano troppo lontani, e con essi anche il Monte Magno (invisibile). Ma la traccia prosegue verso monte, ove con grosso sollievo noto una bella ganna che potrebbe evitarmi il ravano tra ontani e rododendri: la punto, intuendo anche dove posso trovarmi in quanto facendo più volta la Lema-Tamaro avevo già notato diverse ganne sul lato veddaschese. Una volta raggiunta è una vera manna risalirla... peccato che vada a morire contro le rocce, che tuttavia offrono bei passaggi, a tratti esposti, finchè decido di risalire un canalino d'erba, terriccio e rocce malferme che è senz'altro il momento più impegnativo e delicato della salita. Con cautela lo risalgo ritrovando un'altra gannetta e sbucando subito dopo sul sentiero Lema-Tamaro proprio a metà tra Zottone e Monte Magino... fondamentalmente l'avventura si conclude qui.
Vorrei andare comunque sul Monte Magno ampiamente "mancato", ma la ragione (e l'orologio) mi dice che è meglio puntare a sud verso il Poncione di Breno, presto raggiunto, dove consumo il pasto. Una "volata" verso il Lema, sul quale decido di salire, quindi giù verso Astano sul lato svizzero, dal quale posso raggiungere in una quarantina di minuti Dumenza e il mio ipotetico pullman per Luino.
Già, "ipotetico", perchè anche la corsa che avevo preventivato di utilizzare ha la sua "magagna", sempre relativamente alla soppressione del tratto per Curiglia. E' stata cioè anticipata di 35 minuti - come dice un cartello plastificato appeso alla palina della fermata, sempre grazie alla nostra "illuminata" amministrazione provinciale - e l'ho dunque persa per si e no una decina di minuti. Così, alle 7 ore e un quarto occorse per tutto il giro si è aggiunta un'altra "piacevolissima" oretta d'asfalto fino a Luino (alla luce della frontale), dove per il rotto della cuffia ho potuto prendere il bus per Ghirla.
A parte la mia "dedica" a questa scandalosa amministrazione provinciale che cancella senza senso ne pietà i mezzi pubblici, colgo il positivo di una splendida giornata in montagna, forse non riuscita come l'avevo preventivata, ma comunque soddisfacente e selvaggia come piace a me. Ci si potrà comunque riprovare... ;)
Buon Anno a Tutti.
NB. Agra-Curiglia-Viasco-Rifugio Forestale T1 - Rifugio Forestale-Alpe Cortetti T2 - Alpe Cortetti-Cresta Lema-Tamaro sud T4/T5 - Cresta Lema-Tamaro sud-Astano-Dumenza T2
Tourengänger:
Poncione

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