Rupe del Gesso (2434 m) – Skitour
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Erano anni che non mettevo più piede a Riale, quasi dal secolo scorso, se si esclude una gita estiva di qualche anno fa. Le piste da fondo qui sono curate, panoramiche e circondate da un paesaggio di prim’ordine. Ricordo che spesso guardavo verso l’alto, verso la strada che porta al Passo San Giacomo e invidiavo quei pochi skialper che all’epoca la battevano. Volevo salirci anch’io, con gli sci da fondo, ma poi andava sempre a finire che mi accontentavo delle peraltro belle piste che si sviluppavano ad una quota inferiore.
Alla fine anche per me è arrivato il giorno di salire con le pelli fin sopra l’orizzonte delle piste da fondo.
Arrivo a Riale di buon’ora, il sole qui non batte ancora e l’aria è frizzante. Passo il ponticello sul Torrente Roni e mi inerpico in direzione della strada. Raggiuntala, la abbandono ben presto, dato che rispetto alla salita diretta è molto più noiosa. Continuo su buone pendenze tagliando i tornanti finché attorno alla quota 2100 la strada si appiattisce e prosegue così per un bel po’. In prossimità di una cascina isolata abbandono la strada che porta al Passo San Giacomo e svolto a destra, sempre su traccia ben battuta, in direzione del Lago Castel. Continuo fin oltre la sua diga, per poter ammirare meglio la distesa piatta e bianca del lago ghiacciato innevato, e poi torno sui miei passi per cercare il passaggio sul ponticello che oltrepassa il ruscello che esce dalla diga e che si butta poi nel Lago Toggia. La Rupe del Gesso è già ben visibile, e nella stessa direzione appaiono già nel loro splendore Chüebodenhorn e Pizzo Rotondo. Mi dirigo su traccia libera in direzione dell’obiettivo di giornata, la pendenza qui è davvero minima e la neve, nonostante il riscaldamento, è ancora abbastanza portante, soprattutto in presenza di tracce pregresse. All’improvviso appare una grossa dolina, sto ben attento a non finirci dentro e superatala mi avvicino alla ripida salita finale. Una distesa estremamente piatta prima di questa (anzi, in realtà, due, ma una rimane fuori traccia a destra) mi fa intuire che lì sotto si nasconde il maggiore dei due Laghi Boden. La tentazione di passarci sopra è grande, ma il caldo degli ultimi giorni mi fa propendere per aggirarlo sulla destra e poi salire il canale al centro. La pendenza qui è rilevante, ma la neve ormai riscaldata mi permette di salire senza problemi e senza rampanti. Dalla sella mi dirigo a sinistra ed in breve sono in vetta. Il paesaggio è davvero notevole, l’imbarazzo di scegliere quale sia la cima più bella davanti ai miei occhi mi viene tolto immediatamente dal Kastelhorn (anzi, già da prima ero rimasto conquistato da questa montagna): sembra (con le dovute proporzioni) l’Everest, ha anche la spalla Nord quotata 2944 in tutto simile alla spalla dell’Everest. Mi disseto, mi riposo un attimo, spello e riparto in direzione della diga del Lago Castel, nei pressi della quale c’è il passaggio sul fiume e l’accesso alla strada che riporta a Riale. La neve è molle e solo dove c’è pendenza si riesce a scivolare bene; per il resto bisogna spingere. Arrivato sulla strada del Passo, molto battuta e anche con tracce di gatto (o motoslitte) il problema si risolve da sé. La seguo ed in alcuni tratti scendo fuori-strada e ben presto rieccomi a Riale. Gita di grande soddisfazione al cospetto di creste e cime da mito.
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